Marco Bellocchio
Regista
Nato a Piacenza nel 1939, dopo aver completato gli studi presso istituti religiosi, si iscrive alla facoltà di
Filosofia della Cattolica di Milano.
Nel 1959 decide di trasferirsi a Roma per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia. In seguito segue
i corsi di cinema della Slade School of Fine Arts di Londra, quando ha già diretto i cortometraggi "Abbasso lo zio" (1961),
"La colpa e la pena" (1961) e "Ginepro fatto uomo" (1962).
Appassionato di Visconti e di Renoir, nonché del cinema "provinciale" di Antonioni e di Fellini, nel 1965 esordisce nella
regia con "I pugni in tasca", ritratto dissacrante e grottesco epitaffio dedicati all'istituzione della famiglia. Due anni
dopo continua a mettere sotto accusa i mali della società borghese, senza trascurare critiche nei confronti dei falsi
rivoluzionari in "La Cina è vicina" (1967), mentre il suo nome viene sempre più accostato a quello di un altro illustre
emiliano, Bernardo Bertolucci, anche lui autore di un eccellente debutto.
Considerato uno dei registi italiani più politicamente impegnati, negli anni '70 si spinge nell'interno delle istituzioni
per denunciarne violenze, soprusi ed ingiustizie. Un collegio ("Nel nome del padre, 1972"), il manicomio
("Matti da slegare" "Nessuno o tutti", 1975), o l'ambiente militare ("Marcia trionfale", 1976). La lotta sembra proseguire
anche nell'ambito della sua vita privata. "Sono uno in perenne lotta contro la normalità, perché credo che la normalità non
sia compatibile con la ricerca artistica." Nel 1997 porta sullo schermo un testo di Heinrich von Kleist, "Il principe di
Homburg" (presentato al Festival di Cannes) con cui riscuote un grande successo di critica e di pubblico, riconfermandosi
regista lucido, rigoroso e appassionato.
Successo ugualmente destinato ad un'altra trasposizione cinematografica, stavolta di Pirandello ("La balia", 1999). Ma è già
pronto per tornare a volgere la sua attenzione verso i dilemmi dei giorni nostri, ("L'ora di religione", 2002) oppure di
offrirci una lettura del tutto intimistica e personale del sequestro di Aldo Moro con "Buongiorno, notte" (2003).
Nel 2006 ritorna in grande stile, applauditissimo dalla critica, con il film "Il regista di matrimoni", protagonista ancora
una volta è Sergio Castellitto, al centro di una nuova riflessione sulla religiosità e sul conflitto fra artista e società.
Nel 2009 ha partecipato come unico italiano al festival di Cannes, selezionato in concorso. Il suo film "Vincere", dedicato
alla moglie segreta di Mussolini, ha ottenuto diversi elogi soprattutto dalla stampa straniera.